Riflessione sulla perdita prenatale nel sito del GAAM di Carpi
http://gaamcarpi.wordpress.com/2010/09/19/cinque-volte-al-giorno-sulla-morte-intrauterina/
Questa pagine virtuali sono legate a un libro. Un libro dedicato a tutte le donne che hanno vissuto l'esperienza della perdita di un figlio prima della nascita. A quelle mamme speciali che non hanno potuto abbracciare il loro piccino, ma lo custodiscono al sicuro nel loro cuore, il mio saluto più caro. A tutti coloro che sono interessati a questo argomento, troppo spesso ignorato dalla nostra società, il mio benvenuto.
domenica 26 settembre 2010
lunedì 20 settembre 2010
Dall'INTRODUZIONE di Quando l'attesa si interrompe
Non c’è battito. L’attesa si è interrotta.
Sono tante le donne che hanno dovuto sentire questa frase. Poche parole pesanti come macigni.
Poche parole che mettono fine a un sogno, il più bello, quello di diventare madre.
Questo libro è dedicato a loro. A tutte le donne che, in un momento imprecisato della loro vita, hanno visto interrompersi un sogno. A tutte le donne che hanno sognato di accarezzare, cullare, allattare il loro piccino, ma non hanno potuto farlo, perché non è stato concesso loro di abbracciarlo.
È difficile parlare di questo dolore. Non capisco bene perché, ma è un dolore che la società si ostina a non considerare. E quando non viene ignorato, allora viene immediatamente minimizzato. Tutto il ‘conforto’ che la donna può aspettarsi in genere si riduce a frasi banali che spesso la fanno sentire peggio: “Per fortuna eri incinta solo di tre mesi”, “Su, su, capita a tante donne, è normale” e “Avrai altri bambini”. Così al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Ci si sente sole. Sole con un dolore che il resto del mondo - a volte anche chi ci è più vicino - non riconosce e quindi non accoglie.
(da Quando l'attesa si interrompe. Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale, Il leone verde, 2010)
Sono tante le donne che hanno dovuto sentire questa frase. Poche parole pesanti come macigni.
Poche parole che mettono fine a un sogno, il più bello, quello di diventare madre.
Questo libro è dedicato a loro. A tutte le donne che, in un momento imprecisato della loro vita, hanno visto interrompersi un sogno. A tutte le donne che hanno sognato di accarezzare, cullare, allattare il loro piccino, ma non hanno potuto farlo, perché non è stato concesso loro di abbracciarlo.
È difficile parlare di questo dolore. Non capisco bene perché, ma è un dolore che la società si ostina a non considerare. E quando non viene ignorato, allora viene immediatamente minimizzato. Tutto il ‘conforto’ che la donna può aspettarsi in genere si riduce a frasi banali che spesso la fanno sentire peggio: “Per fortuna eri incinta solo di tre mesi”, “Su, su, capita a tante donne, è normale” e “Avrai altri bambini”. Così al dispiacere si aggiunge anche la devastante consapevolezza di non essere comprese. Ci si sente sole. Sole con un dolore che il resto del mondo - a volte anche chi ci è più vicino - non riconosce e quindi non accoglie.
(da Quando l'attesa si interrompe. Riflessioni e testimonianze sulla perdita prenatale, Il leone verde, 2010)
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